mercoledì 16 dicembre 2015

DO RE MI…..PRESENTO – intervista a Saimir Pirgu

Oggi facciamo una bella chiacchierata con un giovane tenore albanese che ha letteralmente realizzato un sogno: quello di dedicare la sua vita alla musica ed al canto. Sono tantissimi i teatri internazionali in cui ha cantato, diretto dai più grandi direttori d'orchestra, tra cui citiamo Claudio Abbado, Riccardo Muti, Lorin Maazel, Daniele Gatti, Seiji Ozawa,  Antonio Pappano, e la lista è ancora lunga. Una persona molto schietta, solare e con tanta voglia di arte nel cuore! 



Chiediamo spesso ai cantanti di descrivere come percepiscono la propria voce e cosa secondo loro la distingue da quella degli altri colleghi. Lei come definirebbe la sua?

Mi considero un tenore lirico. Suono solare e chiarezza della parola sono sempre stati e sono tuttora i punti di riferimento alla base del mio studio sulla qualità vocale.


Ha lavorato in teatri prestigiosi ed ottenuto dei bei successi. Quali sono i momenti che Le danno maggiore soddisfazione dopo tanto studio e lavoro?

Ho sempre ritenuto importante dimostrare professionalità dando sempre il massimo di me stesso sin dalla prima prova in teatro. Questo è il punto di partenza che mi permette poi di lavorare al meglio e di maturare pian piano la mia crescita artistica, maturazione che avviene non soltanto durante le recite, ma anche durante gli anni che intercorrono tra un’interpretazione e l’altra dello stesso ruolo, non smettendo mai di pensare a cosa potrei fare in più per migliorarmi. Le prime importanti soddisfazioni sono quelle che arrivano dai tuoi colleghi, coristi, direttori, orchestrali; quando in prova percepisci i loro consensi, ricevi i loro complimenti e la loro stima, tutto questo non può che riempirti di grande piacere perché proveniente da persone che fanno musica insieme a te. Se a queste si affianca poi il riscontro positivo del pubblico allora la soddisfazione per il lavoro svolto diventa massima.

Come descriverebbe gli inizi della Sua carriera e cosa l’ha portata a intraprenderla?

La passione per il canto è sempre stata dentro di me. Sin da piccolissimo ho sempre amato cantare, eseguivo canzoni popolari davanti a piccoli pubblici di amici e conoscenti. C’è da dire anche che in Albania, quando ero in prima elementare, il sistema comunista, ormai agli sgoccioli, seguiva ed incentivava il sistema scolastico albanese attraverso vari corsi musicali come attività extrascolastiche e diverse opportunità di praticare l’arte da parte dei bambini predisposti. Un po’ per scelta e un po’ per imposizione del sistema mi ritrovai a studiare il violino, mi diplomai, ma non smisi mai di cantare. Lo studio dello strumento ha contribuito notevolmente ad accrescere la mia preparazione musicale. La grande svolta è avvenuta quando frequentavo le scuole medie. Come ho spesso affermato, mi ritengo un “prodotto” dei tre tenori. Infatti è grazie a loro che ho intrapreso la strada del canto. Avevo circa 13-14 anni quando mi trovavo ad Elbasan, una piccola città industriale dell’Albania, era da poco finito il comunismo e vidi in TV il famoso concerto dei Tre Tenori da Caracalla. Ne rimasi affascinato. Registrai quel concerto, lo riascoltai infinite volte. Da quel momento decisi che il canto sarebbe diventato la mia vita, e così è stato. Avevo appena 18 anni quando, diplomatomi in violino, decisi di lasciare l’Albania per venire in Italia, non solo per studiare, ma anche con la speranza di trovare una vita migliore. Fui ammesso al Conservatorio di Bolzano. Lì incontrai il Maestro Vito Brunetti che mi volle nella sua classe e credette fortemente in me. Grazie al suo insegnamento riuscii a diplomarmi al conservatorio in poco più di due anni e ad iniziare prestissimo la mia carriera. All’età di 20 anni avevo già vinto il concorso “Enrico Caruso” di Milano, il concorso “Tito Schipa” di Lecce e avevo partecipato all’Accademia rossiniana di Pesaro tenuta da Alberto Zedda. Ricordo in particolare che nel concorso milanese vi era un pubblico attentissimo e ebbi la fortuna di cantare di fronte a Giulietta Simionato, Luigi Alva e Giuseppe Di Stefano che erano in giuria. La voce girò tant’è che poco dopo Claudio Abbado mi volle per un’audizione e mi scelse per lavorare assieme.
Mi ritengo molto fortunato per aver potuto iniziare la mia carriera con uno dei più grandi direttori d’orchestra. Per quasi un decennio la mia più grande preoccupazione è stata quella di apprendere il più possibile per mantenermi sulla linea di questo grande inizio e per non deludere le aspettative che il Maestro aveva su di me.

Cosa avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?

Ho iniziato molto giovane gli studi musicali e sono sempre stato innamorato della musica. Questo mi porta a pensare che se non avessi fatto carriera come cantante avrei di certo optato per una carriera parallela, sempre come musicista.

Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?

Abbastanza. Già ai tempi della Callas o di Corelli quando l’immagine era bella era altresì apprezzata. Tuttavia in una realtà così in rapido movimento e spesso un po’ superficiale come quella di questo nuovo secolo penso che l’immagine aiuti e, insieme alla bravura, siano fondamentali per una grande carriera. Sarebbe a mio avviso ora che il nostro mondo della lirica inizi a focalizzarsi maggiormente sulle qualità vocali dell’artista che sull’immagine, anche se spesso, nella realtà odierna, il contrario risulta inevitabile.

Come studia una partitura nuova?

Fortunatamente avendo iniziato lo studio della musica in tenera età mi avvicino allo studio di una partitura con facilità. Faccio molta attenzione alla scelta del ruolo che intendo intraprendere e inserire nel mio repertorio. Normalmente dopo il debutto di un ruolo attendo alcuni anni affinché questo possa arrivare a giusta maturazione ed essere riproposto nei teatri in cui canto abitualmente.



Predilige i ruoli drammatici oppure quelli per così dire più ‘leggeri’?

Prediligo i ruoli giusti per la mia vocalità, ma ponendo sempre grande attenzione alla drammaticità o alla leggerezza che ogni ruolo richiede. E’ per me di estrema importanza che la mia esecuzione possa essere il più fedele possibile a quella richiesta dal compositore ed è a questo che lavoro costantemente.

Il rapporto con le Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?

Ho un ottimo rapporto con entrambe e non do molto peso alla distinzione tra regia classica o moderna, ma a quella tra regie riuscite e non riuscite. Una regia riuscita, sia essa tradizionale o moderna, è sempre apprezzata dal pubblico.

Il rapporto con i direttori d’orchestra?

Ottimo, ho sempre considerato i direttori d’orchestra il fulcro degli spettacoli e per quanto diverse possano essere le loro idee sono sempre stato incuriosito e ho sempre avuto fiducia nel loro modo di condurre e nella loro visione dell’opera.

Lei lavora molto in Europa e spesso in Italia: trova delle differenze nel modo di gestire le produzioni d’opera tra un paese e l’altro?

Non troppe, le differenze più evidenti sono date dall’importanza che ogni paese dà all’opera lirica e da quanto voglia conseguentemente investire in essa. Non esiste nessun paese al mondo che vanti una tradizione lirica come l’Italia e soprattutto con così tanti meravigliosi teatri. Mi dispiace troppo sentire che molti di essi siano poco o per nulla sfruttati.

Parlando un po’ di lei, dove preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto lavoro? Ha degli hobby?
Non ho molti momenti di riposo, ma ho scelto l’Italia per vivere e quei pochi momenti liberi adoro trascorrerli alla scoperta delle meraviglie italiane. Stare in Italia, respirare l’aria italiana, mangiare all’italiana, scoprire questo paese è ormai diventato il mio più grande e piacevole hobby. Ho un particolare legame con la città di Verona, ma anche con l’Italia intera. Quando posso torno volentieri a casa in Italia e mi sembra sempre di essere in vacanza.



Come si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?

Non è affatto facile, soprattutto per chi come me ha un forte attaccamento alla famiglia e gli amici. Sono purtroppo gli svantaggi di chi svolge un mestiere che lo porta continuamente a viaggiare. Cerco di sentire le persone a me care e dimostrare loro il mio affetto costantemente. Il mio poco tempo libero è sempre per i veri amici e per la famiglia.

E’ superstizioso?
Dico di no, ma ci faccio caso.

I Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Di Stefano, Corelli, Pavarotti, Freni, Callas, Tebaldi, Scotto, Cappuccilli. Del presente, Gheorghiu, D’Arcangelo, Devia, Alagna, Kaufmann.

Cosa fa poco prima di salire sul palcoscenico?

Cerco di concentrarmi e di essere calmo prima di entrare in scena. Fortunatamente quasi sempre ci riesco. Normalmente sono agitato prima, ma non quando devo entrare in scena. Il palcoscenico è tutto per me.

Come vive il rapporto con il pubblico?

Sempre con grande rispetto e tengo molto a questo. Insieme ai cantanti il pubblico è protagonista dell’opera e contribuisce alla sua vita.

Sta per realizzare un CD con arie celebri d’opera, ci parla di questo progetto e dei suoi prossimi impegni?
Sono felicissimo di aver potuto lavorare con la fantastica Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino per la realizzazione del mio nuovo Album e per questo ringrazio il Maestro Zubin Mehta che mi ha permesso questa collaborazione.

E’ un CD di arie d’opera appartenenti al mio attuale repertorio, un progetto a cui sono particolarmente legato e nel quale mi sembrava giusto esprimere quanto più possibile il mio modo di cantare: non a caso il titolo dell’Album è “Il Mio Canto”. Con la direzione del Maestro Speranza Scappucci, il disco uscirà agli inizi del 2016.

Inizierò il nuovo anno con la Traviata alla Royal Opera House di Londra che il 4 febbraio 2016 verrà tra l’altro trasmessa nei cinema di tutto il mondo e anche in moltissimi cinema in Italia (http://www.roh.org.uk/search/screenings?location=Italy&showing=5116).

Seguiranno, tra gli impegni più prossimi, un tour di concerti per il mondo e dedicati al nuovo disco (alcune tappe: Tokyo, Firenze, Mosca, Vienna, New York, Berlino, Parigi), Verdi Requiem alla Philarmonie di Parigi, Berlioz Requiem al Bolshoi Theatre di Mosca e al Musikverein di Vienna, Falstaff al Chicago Symphony Center, un recital a Parigi, Bohème e Macbeth al Liceu di Barcellona.

Grazie mille a Saimir Pirgu e naturalmente tantissimi in bocca al lupo per tutte le prossime avventure!!

Maria Teresa Giovagnoli