sabato 21 novembre 2015

IDOMENEO, W.A. MOZART – TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, VENERDI’ 20 NOVEMBRE 2015

La stagione lirica 2015/16 del Teatro La Fenice di Venezia ha aperto le sue porte con una nuova produzione dell’Idomeneo di Mozart, opera monumentale per durata e temi trattati, prima in ordine di tempo della serie di celeberrimi capolavori che caratterizzarono la carriera e la cifra stilistica propria del compositore. L’opera che vide anche il supporto morale di papà Leopold nella sua stesura musicale, è incentrata proprio sull’amore paterno, qui in conflitto con il volere degli dei ed il dovere di un uomo di stato nei confronti del suo popolo.   


Tali riflessioni hanno portato il regista Alessandro Talevi a trovare una corrispondenza tra le antiche gesta del popolo greco in conflitto con Troia e le vicissitudini storico/politiche di ogni luogo e tempo, creando una sorta di ambientazione mista tra classico e contemporaneo in cui poter identificare ed attualizzare i contenuti del dramma a seconda del proprio vissuto e di ciò che accade intorno a noi nel mondo. Ciò che tuttavia riscontriamo è una serie di immagini flash indefinite in ambientazioni di dubbio gusto che non ci permettono di entrare a fondo nelle vicende narrate, né francamente di trovare una collocazione concreta a quanto posto in scena. Innanzitutto l’azione è alquanto statica o comunque priva di vero pathos: i protagonisti non sembrano avere una direzione drammaturgica ben definita e spesso si lasciano trasportare più dal proprio vissuto che da una più giusta aderenza ai versi. Idomeneo stesso risulta più un uomo in preda ad isterismi che un regale condottiero in profonda crisi con la sua coscienza politica e morale, le due principesse in lotta per l’amore di Idamante non trasmettono quella forza eroica che le donne del classicismo e delle leggende greche da sempre offrono a chi si avvicini ai loro personaggi.

Piuttosto fumosa è la messa in scena curata da Justin Arienti: citiamo per esempio la specie  di laboratorio scientifico o museo con teche contenenti resti imprecisati e parti animali appese un po’ ovunque come oggetto di studio o reperto, sotto lo sguardo vigile della statua di Nettuno ed innanzi al quale siamo quasi distratti dalla figura di Ilia struggentesi per il suo destino di prigioniera; una doppia fila di cenci logori e sporchi di sangue appesi in mezzo al vuoto ci appare una soluzione troppo semplicistica se lo scopo era richiamare alla mente la tragedia di corpi straziati da sanguinose battaglie; la stessa statua di Nettuno sembra posta un po’ a caso qua e là sul palco piuttosto che trovare una sua funzione scenica specifica.     
Anche i costumi di Manuel Pedretti non sono particolarmente affascinanti, di stampo classico e un po’ kitsch per le fanciulle, dai tratti contemporanei per gli uomini, con acconciature indefinibili per i capelli. Non commentiamo i costumi in paillettes dai colori vivaci dei ballerini, a nostro avviso completamente fuori luogo. 

Non ci sorprende che la compagnia di canto non abbia espresso il meglio di sé per taluni elementi, ma in generale la parte musicale è stata la migliore dello spettacolo. Innanzitutto degna di lode la conduzione di Jeffrey Tate, con cui l’orchestra della Fenice trova una profondità di suono e una certa eleganza nel gestire i momenti culmine della partitura; il capolavoro mozartiano risulta solenne ma mai pesante, gli interpreti sono accompagnati e sostenuti per tutto il lungo spettacolo.

La figura di Idomeneo è un grintoso Brenden Gunnell che, pur nella non perfettissima pronuncia italiana, offre come detto una interpretazione molto marcata del sovrano cretese, gestendo il ruolo con forza forse anche eccessiva, che però cattura il pubblico entusiasta a fine recita.

Monica Bacelli come figlio Idamante, ha voce piena soprattutto nei centri che le facilitano l’interpretazione del personaggio maschile; a nostro avviso è la più convincente in scena, con ben chiaro il ruolo del principe dal cuore innamorato ma anche pronto al sacrificio con decisione.

Più dimessa la Ilia di  Ekaterina Sadovnikova che canta più in sordina e da’ l’impressione di avere qualche problemino contingente, manifestato anche da qualche colpetto di tosse, che però non toglie quanto lineare e dal bel colore sia la sua voce, forse sacrificata dal personaggio poco sviluppato come detto dal punto di vista scenico.

Manca di spessore drammatico anche la Elettra di Michaela Kaune, anch’ella partita con determinazione, ma poi non ci convince nella temibile aria ‘D’Oreste, d’Aiace’, cantata sì con grinta ma senza il pathos del tormento.

Anicio Zorzi Giustiniani è un corretto Arbace dalla voce morbida e delicata, discreto il sommo sacerdote di Krystian Adam; timbro profondo ed intenso per Michail Leibundgut la cui voce ci è parsa però amplificata.

Puntuale come sempre il magnifico coro diretto dall’impeccabile Claudio Marino Moretti, che in quest’opera offre momenti di lirismo spettacolare che non risparmia gli animi sensibili.
Applausi convinti e partecipi per tutti gli interpreti, il direttore e l’equipe registica, anche se il teatro non ha registrato il consueto tutto esaurito.

Lo spettacolo è stato anticipato da un breve discorso del Primo cittadino Brugnaro in ricordo della studentessa veneziana Valeria Solesin, vittima delle recenti stragi di Parigi, e dall’esecuzione dell’inno italiano e francese dopo un minuto di silenzio in ricordo di tutte le vittime del terrorismo internazionale. 


Maria Teresa Giovagnoli


LA PRODUZIONE

direttore            Jeffrey Tate
regia 
                  Alessandro Talevi
scene 
                  Justin Arienti
costumi 
             Manuel Pedretti
disegno luci 
     Giuseppe Calabrò
movimenti
coreografici       Nikos Lagousakos
maestro
del Coro             Claudio Marino Moretti

GLI  INTERPRETI

Idomeneo           Brenden Gunnell
Idamante 
          Monica Bacelli
Elettra 
              Michaela Kaune
Ilia 
                      Ekaterina Sadovnikova
Arbace 
              Anicio Zorzi Giustiniani
Il sommo 
sacerdote
di Poseidone     Krystian Adam
La voce
dell’oracolo      Michail Leibundgut

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice


nuovo allestimento Fondazione Teatro La Fenice
col sostegno del Freundskreis des Teatro La Fenice

sopratitoli in italiano e inglese


 
    



FOTO MICHELE CROSERA