sabato 11 luglio 2015

DO RE MI…..PRESENTO – intervista a CARLOS ÁLVAREZ

Dopo il grande successo ottenuto con Don Giovanni all’Arena di Verona abbiamo il grande privilegio di incontrare e conoscere meglio lo straordinario baritono Carlos Álvarez, Artista di fama internazionale, capace di esaltare il pubblico con le sue interpretazioni dei personaggi operistici più disparati. Gli abbiamo fatto qualche domanda sul suo lavoro e sul mondo dell’Opera a cui ha risposto con cortesia, professionalità e tanto entusiasmo.



Vuole  ripercorrere le tappe principali che hanno segnato  la sua carriera straordinaria e i ricordi che le stanno più a cuore?
Da quando feci il mio debutto nel già lontano 1989 a Málaga, casa mia, nei panni del "Marchese d'Aubigny" (La Traviata), ho avuto il privilegio di lavorare nei migliori e più tradizionali teatri e festival d'opera del mondo (Barcellona, Berlino, Chicago, Londra, Madrid, Milano, New York, Parigi, Salisburgo, Torino, Tokyo, Vienna, Verona, Washington, Zurigo...) e con dei grandissimi ed ammirati direttori di magnifiche orchestre, registi e colleghi di tutti i tempi e luoghi. I momenti più importanti sono costituiti dai miei debutti, fatti con grande emozione, e quando sono diventato parte della tradizione con le mie registrazioni discografiche.. Ma, sopratutto, gli incontri con i grandissimi maestri: Riccardo Chailly, Sir Colin Davis, Valeri Guerguiev, James Levine, Jesús López Cobos, Lorin Maazel, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Seiji Ozawa, Sir Georg Solti..., un vero privilegio ed una gioia immensa.


Come ha deciso di diventare un cantante d’opera?
Forse potrei dire che sono state le circostanze che mi hanno scelto come cantante lirico: cantavo da quando avevo 7 anni, sono andato in Conservatorio per studiare canto, ma solo per migliorare questa mia condizione vocale.  Però, alla fine, il fatto di far parte del Coro dell’ Opera di Málaga sin da quando è stato creato (1988) mi diede l'opportunità di fare i miei primi passi come solista, un po' spinto dalle persone a me più vicine. Poi, mentre studiavo Medicina, la mia passione vocazionale (sono arrivato al 4º anno...), ho cominciato a cantare professionalmente e ho dovuto scegliere fra due passioni incompatibili fisicamente: o l'ospedale o il palcoscenico. Secondo lei, chi ha vinto? Per fortuna per la popolazione ammalata spagnola, il canto lirico.

Rispetto a quando ha iniziato, le sembra che il mondo dell’Opera sia cambiato? In meglio o in peggio?
Certo ch'è cambiato! Oggi neanche i posti più modesti vogliono scommettere creando dei cast giovani ma preparati e, secondo me, la possibilità di conoscere, tramite YouTube, qualsiasi cosa succeda nell' universo dell'Opera lo fa diventare molto più a rischio per tutti. Meglio/Peggio? Non lo so, ma, di sicuro, una più alta esposizione professionale per tutti quanti.

Quali sono secondo lei le differenze tra lavorare in Italia e negli altri paesi del Mondo?
Lavorare in Italia ha una componente di tradizione che supera, senz'altro, quella che si potrebbe trovare in altri importanti luoghi operistici mondiali ma... gli operatori del teatro hanno un alto criterio musicale ed estetico, e giudicano!! 

E’ legato a qualche teatro in modo particolare?
 Sì; considero la Wiener Staatsoper come fosse casa mia. Infatti, dopo il mio debutto nel febbraio 1995, sono diventato Kammersänger dell'Opera di Vienna nel 2007: come direbbe Don Giovanni, "un onore per me" che "non avrei giammai creduto" (con quella distinzione ti dicono, formalmente, che appartieni ai suoi, a loro, indipendentemente della tua origine...) ma che porta con sé un'enorme responsabilità.

Secondo  la sua esperienza quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
L’immagine è considerata molto importante ma, per fortuna, alla fine, vince la voce; se hai un fisico che accompagna, meglio ancora, molto più convincente nello sviluppo dei personaggi; però il pubblico, almeno quello che viene in teatro, è convinto dell’importanza della vocalità. 

Come studia un personaggio nuovo da interpretare?
Questo mestiere mi permette di approfondire i personaggi sia dal punto di vista vocale, musicale, letterario (la maggior parte delle volte c'è la grandissima letteratura dietro ogni libretto) che dal punto di vista dell'esperienza vitale. Come metodo di studio, prima la musica, poi le parole.

A quali ruoli che ha interpretato è più legato?
Il repertorio verdiano è veramente il "cuore" della mia vocalità; i genitori, non sempre bravi ma intensi, i cattivi, e qualche volta, l'uomo diventato l'eroe: Rigoletto, Macbeth, Iago, Posa...veramente, il desiderio di un cantante che recita.

C’è un ruolo che ancora non ha interpretato e le piacerebbe molto debuttare?
Avendo avuto abbastanza flessibilità nel percorso del mio repertorio, sono molto lieto di ripetere i ruoli che canto assiduamente, perché ogni volta che salgo sul palcoscenico è come se fosse la prima. Posso dire che da ottobre scorso fino a maggio ho debuttato 5 nuovi ruoli: Guillaume Tell, Falstaff, Scarpia (Tosca), Le Grand Prêtre (Samson et Dalila), Conde de Hinojares (La Marchenera) dunque... Sarei felice di poter fare più zarzuela, repertorio lirico spagnolo dove il baritono è il re.


                                                Don Giovanni - Arena di Verona (foto Ennevi)

Preferisce le Regie d’Opera tradizionali o quelle moderne?
Io preferisco le regie intelligenti e mi piace, anche, cogliere la sfida se significa una nuova lettura del repertorio tradizionale. Se si volesse fare critica sociale però non si trova, nel vasto repertorio esistente, l'opera adeguata; si compongano altre opere, ma rispettando i diritti dei compositori e librettisti.

Come è il suo rapporto con i Direttori d’Orchestra?
Dopo il rispetto, secondo la mia esperienza, una situazione di consenso fra quello che vuole esprimere musicalmente il maestro e la conoscenza del personaggio che apporta l'interprete sarebbe il punto giusto da portare in palcoscenico. L'uso etimologico del termine "Maestro" necessita di una qualità molto importante: avere la virtù di insegnare, di far imparare a quelli che lavorano insieme a loro. Questo è stato il mio privilegio, come dicevo proprio al inizio di questa intervista.

Come si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Qualità meglio di quantità, molto rispetto e complicità, questo è il mistero...

I Suoi cantanti preferiti del passato e del presente?
Una miscela fra Ettore Bastianini, Cornell MacNeil e Leonard Warren sarebbe il mio cantante preferito... Poi, un quartetto tutto spagnolo: Caballé, Berganza, Aragall, Domingo...

Cosa fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Niente scaramanzia; la responsabilità, arrivati a quel punto, è tutta mia. Quindi, un doppio pensiero: primo, la prima frase musicale che devo cantare, secondo, un piccolo ricordo per i miei. Mani fredde, cuore caldo.

Come vive il rapporto con il pubblico?
È una parte importantissima di questo mestiere: il pubblico è il nostro bersaglio e anche il nostro compagno di viaggio; sono molto rispettoso di tutte le opinioni che si possano esprimere sul nostro lavoro; avere un bel rapporto con le persone, siano già i colleghi o il pubblico,  arricchisce questa vita privilegiata piena di responsabilità

Come vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Sono sicuro che questo mestiere non finirà mai: ci sarà sempre un cantante pronto a dare delle soddisfazioni al pubblico attento e competente. Se c'è qualcosa che ci definisce come cultura occidentale europea, ecco è l'Opera; quindi, adeguarsi ai momenti di crisi fa parte di questo tipo di cultura. Ognuno di noi dovrà apportare il meglio di se stesso per farlo vivere a lungo.

I suoi prossimi impegni?
Subito dopo questo Don Giovanni veronese vado al Festival de Peralada, nel nord della Spagna, per cantare Iago nell’ Otello verdiano. Comincia dopo la mia stagione 15/16 con "La Traviata" a Vienna (settembre) per poi aprire la stagione Scaligera il 7 dicembre con "Giovanna d'Arco" a Milano; "Rigoletto" vedrà il mio ritorno a Vienna a gennaio 2016 e poi sarò Scarpia a Torino a febbraio...e la nave va. 

Grazie infinite ad un uomo incredibilmente generoso, gentile, un  vero professionista che ci ha conquistati con le sue parole ricche di esperienza e nobiltà d’animo. Come sempre, facciamo un grande in bocca al lupo a Carlos Álvarez per tutti i suoi prossimi impegni e per una carriera sempre al massimo!

Maria Teresa Giovagnoli