venerdì 12 settembre 2014

IL TROVATORE, GIUSEPPE VERDI - TEATRO LA FENICE DI VENEZIA, giovedì 11 settembre 2014

Ritorna al Teatro La Fenice di Venezia il Trovatore nell’allestimento coprodotto nel 2010 con il Teatro Regio di Parma che fu presentato in laguna nel dicembre 2011.  Lo spettacolo concepito da Lorenzo Mariani ci presenta una atmosfera molto lugubre in generale, ove un alone di inquietudine fosca serpeggia nei singoli personaggi, che però li priva di quelle molteplici sfaccettature psicologiche di cui questa opera dalla trama crudele è pregna. Dal punto di vista prettamente visivo, inoltre, neanche le scene di William Orlandi, che firma anche i costumi, possono essere definite particolarmente memorabili. Attualmente ci si trova spesso davanti a messe in scena piuttosto essenziali, ove però con semplici elementi, effetti luminosi o proiezioni, egualmente si crea quella particolare atmosfera che consente sia agli interpreti che al pubblico di immergersi nel dramma, talvolta anche con risultati sorprendenti. Non è questo il caso. Ciò che si presenta ai nostri occhi non sembra giovare particolarmente alla rappresentazione:  uno splendido cavallo bianco (finto) in scena con sfondo buio, la luna rossa o pallida a seconda del caso, sempre circondata da oscurità ed incombente sui personaggi, o pochissimi altri elementi presenti sulla scena pressoché desolante, sempre in semi oscurità, nonostante qualche studiato effetto di luce ad opera di Christian Pinaud, sono davvero troppo poco per un’opera incredibilmente ricca di contenuti, azione, sentimenti e soprattutto dramma.


Il cast chiamato all’appello per questo amatissimo capolavoro verdiano è sulla carta di prim’ordine, ma non è mancata qualche perplessità, soprattutto dal punto di vista interpretativo.  
La dolce Leonora è impersonata da Carmen Giannattasio. Il soprano sembra aver sofferto della regia fin troppo limitante, che offre poco scavo nei caratteri dei personaggi, portandola ad una interpretazione più di forza che di sentimento, priva di quei meravigliosi filati o mezze voci, quasi sospiranti, che ci si aspetta in più punti dal suo personaggio. Anche la meravigliosa ‘D’amor sull’ali rosee’ è sembrata poco più di un esercizio accademico.

Manrico è un prorompente Gregory Kunde. Interessante registrare il suo debutto nel ruolo; il tenore ha ancora una volta mostrato di volere e potere rischiare personaggi nuovi, possedendo tutte le carte in regola per donarsi e donare in scena ciò che ci si aspetta: generosità, interpretazione e grinta senza risparmiarsi, sia vocalmente, che fisicamente.

Il Conte di Luna di Artur Rucìnski stavolta non ci ha convinto del tutto. Il baritono ci ha abituati in passato ad esecuzioni coerenti dal punto di vista vocale ed attoriale, ma in questo caso è parso leggermente sopra le righe, con atteggiamenti un po’ forzati, probabilmente anch’egli portato ad aggiungere ‘del suo’ a quanto non proposto dalla regia.

La gitana Azucena è Veronica Simeoni. Sono indubbie le sue qualità interpretative, la voce sicura e agile, ma non possiamo definirla una Azucena per antonomasia. Il suo timbro particolarissimo non andrebbe forzato ad un carattere che non possiede e di ciò ne risente anche il personaggio, per quanto il mezzosoprano sia di solito bravissima come attrice.

Si disimpegna discretamente come Ferrando Roberto Tagliavini. Nei ruoli di contorno registriamo Lucia Raicevich, buona Ines;  Ruiz, ossia Dionigi D’Ostuni; un vecchio zingaro, Salvatore Giacalone; infine un messo,  Bo Schunnesson .

Qualche ombra anche sulla direzione del Maestro Daniele Rustioni. La sua fama di giovane talentuoso lo precedeva e dopo gli ottimi risultati ottenuti precedentemente nello stesso teatro ci aveva fatto attendere una interpretazione più curata ed approfondita della partitura verdiana. Quel che ci è giunta è però una esecuzione piuttosto generica e ‘voluminosa’, priva di quell’attenzione ai dettagli, alla caratterizzazione di ogni sequenza, dandoci quasi l’impressione che prioritario fosse condurre a termine l’opera.
Il coro preparato da Marino Moretti ha invece risposto al meglio nonostante la cornice non fosse delle migliori.
Successo da parte del pubblico che ha salutato tutti i protagonisti, ma soprattutto Kunde, con autentiche ovazioni.    

MTG


LA PRODUZIONE

Maestro concertatore
e direttore                  Daniele Rustioni
Regia                          Lorenzo Mariani
Scene e costumi
         William Orlandi
Light designer
           Christian Pinaud


GLI  INTERPRETI

Il conte di luna          Artur Rucìnski
Leonora                     Carmen Giannattasio
Azucena                     Veronica Simeoni 
Manrico                     Gregory Kunde 
Ferrando
                   Roberto Tagliavini
Ines
                            Lucia Raicevich
Ruiz                           Dionigi D’Ostuni
Un vecchio zingaro
   Salvatore Giacalone
Un messo
                   Bo Schunnesson

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
maestro del Coro Claudio Marino Moretti

con sopratitoli in italiano e in inglese
allestimento Fondazione Teatro La Fenice 







Foto Michele Crosera