domenica 29 giugno 2014

AIDA, G. VERDI – ARENA DI VERONA, sabato 28 giugno 2014

Dopo la scorsa stagione che ha visto introdurre in cartellone una nuova produzione di Aida per celebrare il centenario del Festival, la messa in scena de La Fura dels Baus torna all’Arena di Verona in una serata che si temeva fosse totalmente rovinata dalla pioggia, ma che invece ne è stata soltanto condizionata nei tempi. Dopo un’ora di incertezze tra scrosci alternati a sprazzi di sereno, finalmente lo spettacolo ha avuto inizio tra la gioia e gli applausi di sollievo delle migliaia di persone che hanno riempito fino all’estremo questa prima del 2014 dell’Opera più caratteristica del Festival. Siamo tornati con molto piacere ad assistere allo spettacolo ripreso dalla fondazione Arena, poiché come detto l’anno scorso è talmente ricco di spunti da approfondire che più si rivede e più si può apprezzare.  

Siamo nuovamente trasportati nello scontro/incontro tra passato e presente, con la troupe di archeologi che ritrova la statua dei due amanti abbracciati e si domanda quale vicenda possa essere legata a quel ritrovamento; è la storia dell’Egitto antico che si fonde con il futuro delle nuove tecnologie, utilizzate sia nei materiali di scena, opera di Roland Olbeter,  che nei costumi di Chu Uroz. Quasi un ideale passaggio del testimone verso nuove generazioni che popoleranno gli spalti e le poltrone dell’anfiteatro veronese, con ovviamente uno sguardo alle generazioni precedenti.

L’idea dei registi Carlus Padrissa e Alex Ollé ci porta nel mondo delle divinità egizie, con un esplicito richiamo al dio/sole ed alla luce che è simbolo di rinnovamento ed energia. La centrale energetica che troneggia in alto come insolito ed originale bottino di battaglia di Radames è certo simbolo di conquista, ma anche di vita e di continuità con l’ aldilà. E proprio da essa si riflette un fascio luminoso che investe il pubblico di calore e vitalità. Il pubblico stesso è virtualmente ‘abbracciato’  dalle comparse che escono dagli ingressi delle gradinate recanti delle sfere bianche cariche di luce, richiamando costantemente all’attenzione il fulcro intorno cui ruota la rappresentazione.

Abbiamo potuto apprezzare nuovamente e guardare con più attenzione le suggestive e difficili coreografie proposte per il corpo di ballo da Valentina  Carrasco, nonché ammirare le ambientazioni dalle luci soffuse, ottimo lavoro di Paolo Mazzon, dei vari ambienti messi in scena, tra cui spiccano i giochi di ombre nelle stanze di Amneris e la riproduzione del fiume Nilo con acqua che scorre lenta sul palco, palmizi sullo sfondo agitati (al vento) dai mimi che muovono anche i coccodrilli striscianti in acqua, mentre un falò scoppietta da un lato del palco. Il simbolo della vita che continua anche dopo la morte, la centrale di energia appunto, avvolge e seppellisce infine gli sfortunati protagonisti che dunque si ameranno in altri luoghi e in altri lidi...

Aida è ancora una volta la splendente Hui He. Il soprano è in grado di disegnare un personaggio dai tratti lievi e quasi celestiali; una donna vittima del suo destino di schiava ma forte della dignità regale che porta in cuore: il suo canto è soave, delicato e commuovente e se l’interprete si lascia maggiormente andare, i suoi filati sottilissimi tratteggiano un pianto dell’anima che mostra gran sensibilità.

Voce straordinaria per il Radames di Fabio Sartori. Il tenore si mostra quale interprete generoso e dotato di una voce possente e morbida al contempo. Il suo canto è ben sfogato in acuto con sicurezza interpretativa.
La superba e sicura di sé Amneris è Violeta Urmana. Forte di un temperamento audace e di una interpretazione di cuore ed impeto, la figlia del Faraone riscuote un personale successo principalmente per le sue capacità attoriali.

Bella voce di basso e austero nel piglio Raymond Aceto come Gran Sacerdote Ramfis; discreta l’interpretazione di  Gennadii Vashchenko nel ruolo del re etiope Amonasro. Il re dell’Egitto è un buon Sergej Artamonov. Chiudono il cast Maria Letizia Grosselli ed Antonello Ceron nei brevi ruoli della sacerdotessa e del messaggero.

L’orchestra dell’Arena non è parsa sempre nella sua solita forma. La lettura del Maestro Julian Kovatchev è stata di forza e vigore, imponendo ritmi particolarmente serrati che non hanno sempre agevolato il dialogo tra i musicisti stessi, gli interpreti ed il coro, che comunque si è impegnato al massimo come sempre. Non sono mancati in ogni caso momenti di sentito pathos a sottolineare in particolare le arie celebri dei due innamorati.

Pioggia scongiurata fino alla fine e successo pieno di pubblico per tutti gli interpreti, in special modo per Hui He, Fabio Sartori, e Violeta Urmana
MTG

LA PRODUZIONE

Direttore d'orchestra
Julian Kovatchev
Regia
Carlus Padrissa e Alex Ollé / La Fura dels Baus
Scene
Roland Olbeter
Lighting designer
Paolo Mazzon
Costumi
Chu Uroz
Coreografia
Valentina  Carrasco
Maestro del coro
Armando Tasso
Direttore corpo di ballo
Renato Zanella
Direttore allestimenti scenici
Giuseppe De Filippi Venezia


GLI INTERPRETI
Il Re
Sergej Artamonov
Amneris
Violeta Urmana
Aida
Hui He
Radames
Fabio Sartori
Ramfis
Raymond Aceto
Amonasro
Gennadii Vashchenko
Sacerdotessa
Maria Letizia Grosselli
Un messaggero
Antonello Ceron


ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA












FOTO ENNEVI per gentile concessione della Fondazione Arena di Verona