lunedì 30 dicembre 2013

DON PASQUALE, GAETANO DONIZETTI - TIROLER LANDES THEATER, INNSBRUCK, domenica 29 dicembre 2013

Per questo Don Pasquale di Donizetti in programmazione al Tiroler Landes Theater di Innsbruck, facciamo un salto nel mondo della Commedia dell’Arte che ebbe origine nel sedicesimo secolo nel nostro paese, con i suoi personaggi tipici, le sue maschere, le sue storie. Il regista Stefan Tilch ha immaginato infatti che i protagonisti della vicenda fossero lo specchio dei personaggi di quel tipo di teatro, le cui celebri maschere sono ben note al pubblico di ogni dove e quindi con le loro particolarità caratteriali possono immediatamente caratterizzare i diversi personaggi dell’opera. Come in costante veglia sui loro alter ego, queste figure mascherate si muovono con perizia, persino atletica, inosservati dai nostri ‘eroi’, esagerando le loro movenze come ad esasperare certi atteggiamenti.

Ecco che dunque l’anziano Don Pasquale ha come ‘ombra’ la celebre maschera veneziana di Pantalone, il vecchio burbero ed avaro, che ama ancora guardare le belle figliole che girano per la città. Così come il povero Ernesto è accompagnato costantemente dalla figura di un giovane definito genericamente ‘Innamorato’, altro personaggio tipico della Commedia dell’Arte, che a suo tempo aveva di volta in volta nomi differenti. L’artefice di tutto, colui che muove le fila dei giochi, è il Dottor Malatesta, che infatti qui ha per controfigura proprio la maschera teatrale del Dottore, ossia di colui che sapeva di tutto un po’. Un tocco kitsch e francamente superfluo è costituito da un piatto di spaghetti fumanti che continua ad essere portato in scena, come se ci fosse bisogno di un ulteriore elemento che esemplificasse l’italianità, per così dire, della faccenda.  A cornice di tutto ciò le scene tradizionali di Karlheinz Beer che rappresentano con coerente gusto la casa del protagonista ed il paese in cui si svolge la storia. Viene introdotto anche un cinema , in cui Norina si reca per gustare un film in allegria e sognante canta’Quel guardo il cavaliere’, come rivolta ad un divo del cinema sullo schermo. I costumi moderni ma in stile col resto di Iris Jedamski completano l’allestimento.

Per mettere in scena tanta vitalità all’italiana, per così dire, è stato chiamato un cast molto affiatato ed omogeneo per qualità canore.

Annunciato come indisposto, nei panni del personaggio chiave della vicenda, il Don Pasquale di Johannes Wimmer non ha offerto difatti una prestazione all’altezza di ciò che la sua voce dal timbro scuro avrebbe potuto esprimere. Così il suono della voce tende a restare indietro e ad incupirsi nell’emissione, mancando di slancio ed anche del volume necessario a sovrastare l’orchestra. Dal punto di vista interpretativo, invece, il basso ha tratteggiato un personaggio che immediatamente conquista il favore dell’audience, con quella ingenua illusione di poter cambiare la sua vita in tarda età; e ce la mette veramente tutta per apparire all’altezza della sua giovane compagna. Suscita persino tenerezza la trovata registica di fargli tingere i capelli prima dell’incontro con Norina, e quel suo guardarsi allo specchio con aria speranzosa e sognante nei riguardi di un futuro che sappiamo si rivelerà un inferno.

Norina è la simpatica e deliziosa Susanne Langbein. Tilch la accomuna al personaggio di Colombina, acuta e furba, capace di cavarsela in ogni situazione. Ma non è prevista per lei una 'controfigura' muta, perché in più occasioni è lei stessa ad interagire con le altre maschere, come ad esempio nel preparare insieme a Malatesta la parte che appunto dovrà recitare con il futuro consorte, come se stesse provando uno spettacolo. In questo caso è perfino una femme fatale, che non riesce neanche ad andare al cinema senza che una schiera di spasimanti le si ponga innanzi pronta a lasciarle il numero di telefono. Le doti attoriali non mancano al soprano, che aggiunte alla voce leggera ed armoniosa che ben si adatta ad interpretare ruoli di questo tipo, le consentono di registrare un bel successo in questa produzione.

L’astuto, saputello e tuttofare Dottor Malatesta è  Davide Fersini. Si destreggia abilmente nel ruolo, dotato anch’egli di una voce non prepotente, ma ben gestita soprattutto nella zona più acuta, tanto da giocare letteralmente con la sua parte e mostrando un’ottima intesa con l’orchestra, pronta a cogliere le sue ‘intemperanze’ in senso buono per un risultato più che soddisfacente ed un meritato consenso generale.

Visto come un eterno bambinone è invece Ernesto. Compare in scena addormentato sul divano con in braccio un orsetto di peluche ed avvolto ad una coperta da cui sembra inseparabile, come il celebre Linus del fumetto di Schultz, e che appunto lo zio cerca di strappargli via ad ogni costo, come fosse il simbolo di un certo attaccamento al’età adolescenziale.  Questo nipote un po’ naif è interpretato da Jesús León, tenore leggero ma generoso, con un timbro delicato e molto melodico, che riesce a generare certa emozione e compartecipazione nella celebre ‘Com’è gentil’.
Chiude il cast il Notaio di Peter Thorn.

Menzione particolare va fatta ai bravissimi mimi che hanno interpretato le tre maschere di Pantalone, il Dottore e l’Innamorato: rispettivamente David Labanca (per lui ovazioni), Florian Stohr e Samuel Müller. Bene il coro del Tiroler Theater preparato da Michel Roberge.

Alla testa dell’orchestra tirolese il giovane calabrese Vito Cristofaro. L’orchestra talvolta è risultata preponderante con il suono degli ottoni e di conseguenza non omogenea nell’insieme.  Al Maestro  Cristofaro va comunque il merito di aver assecondato gli avvenimenti in essere con particolare attenzione al palcoscenico e cercando di offrire una lettura coerente della partitura.

Il pubblico folto di giovani ed anche giovanissimi, oltre che dei consueti aficionados, ha applaudito con fervente calore tutti i protagonisti, ridendo di gusto anche a scena aperta, grazie soprattutto alle gag offerte sullo sfondo dai tre bravissimi mimi, decretando un successo pieno per lo spettacolo.
MTG

Direttore d’orchestra              Vito Cristofaro
Regia                                       Stefan Tilch
Scene                                       Karlheinz Beer
Costumi                                    Iris Jedamski

Don Pasquale                         Johannes Wimmer
Dr. Malatesta                        Davide Fersini 
Ernesto                                  Jesús León
Norina                                    Susanne Langbein 
Notaio                                    Peter Thorn

Pantalone                               David Labanca
Dottore                                  Florian Stohr
L’innamorato                        Samuel Müller

Trombe soli  Markus Ettlinger / Heinz Weichselberger / Rupert Darnhofer

Coro del TLT
Tiroler Symphonieorchester Innsbruck






FOTOGRAFIE DEL TIROLER LANDES THEATER