lunedì 25 novembre 2013

I VESPRI SICILIANI, GIUSEPPE VERDI - TEATRO COMUNALE "LUCIANO PAVAROTTI" DI MODENA, domenica 24 novembre 2013

Libretto di Eugène Scribe e Charles Duveyrier.
Versione italiana di Arnaldo Fusinato


La storia de I Vespri Siciliani affonda le sue radici nel lontano periodo medioevale, a quando il Regno di Sicilia era sotto il dominio dei Francesi guidati da Carlo d’Angiò, nel tredicesimo secolo.  Neanche a dirlo quanto a Giuseppe Verdi fosse caro il tema e quanto fosse attuale ai suoi tempi un argomento del genere; e tali temi trattati fecero scattare la censura italiana, che costrinse l’autore a cambiare ambientazione e titolo per poter essere rappresentata nel nostro paese. Scritta per i francesi e rappresentata nel 1855, debuttò in Italia tradotta da Fusinato nello stesso anno, qualche mese dopo la prima d’oltralpe. Finalmente, grazie all’unificazione del Paese poté essere pubblicata da Ricordi col suo titolo originale.
Ed infatti il regista  Davide Livermore ideò questa messa in scena nel 2011 in occasione del centocinquantesimo dalla proclamazione dell’Unità d’Italia, pensando di rendere tutti gli avvenimenti attuali ed ambientandoli ai giorni nostri. Non solo: c’è un riferimento specifico ad uno degli eventi tragici che hanno maggiormente scosso l’opinione pubblica in tempi recenti: la strage di Capaci, in cui persero la vita come è noto il giudice Giovanni Falcone, sua moglie ed i tre agenti della scorta. L’intento del regista era quello di realizzare una messa in scena che richiamasse alla mente non solo quel fatto tragico, ma anche una sorta di excursus della vita italiana in tutti i campi, come mostrano le immagini che si susseguono velocemente sullo schermo posto sul fondo del palcoscenico, ove intravvediamo show televisivi, avvenimenti sportivi, volti noti del mondo politico, ecc.

Diversi i momenti caratterizzanti questa ambientazione contemporanea. Innanzitutto l’apertura, con il funerale di Federico d’Austria, giustiziato dai francesi, la cui morte spinge sua sorella Elena al desiderio di vendetta. Ma ci troviamo in una piazza pubblica, con la folla stipata dietro le transenne che spinge ed urla, una reporter con tanto di operatore video che descrive i fatti accaduti in una diretta televisiva, esattamente come si vede oggi nei nostri TG. Ancora, la festa al palazzo del governatore di Sicilia Monforte, viene introdotta da un ‘red carpet’ in stile hollywoodiano su cui sfilano gli ospiti, con la reporter di cui sopra che, tra un balletto e l’altro, cerca di intervistare le donne di rosso vestite con pennacchio al capo che pavoneggiandosi vi si recano. Il ballo delle stagioni che anima il terzo atto assomiglia molto alla festa a casa di Flora in Traviata, per movenze e situazioni messe in atto dagli invitati. Ma il palazzo di Monforte qui è un’aula di tribunale e gli invitati sono accomodati tra i banchi dell’auditorio. Ancora, il finale quarto atto si trasforma in una specie di comizio elettorale, ove Monforte parla ai suoi probabili elettori dall’alto del suo pulpito raffigurante il simbolo del suo partito. Ma ciò che sicuramente ha suscitato più scalpore è il riferimento esplicito nel secondo atto, alla tragedia di Capaci, con i protagonisti che cantano davanti alle macerie delle auto straziate dalle bombe, dietro un cartello stradale del luogo, ormai distrutto in mezzo ai detriti .

Luci ed ombre nella compagine canora. La duchessa Elena era Sofia Soloviy, dal timbro omogeneo e piuttosto scuro, che si esprime maggiormente nel centro, e che ha avuto il suo bel daffare con la regia che le ha imposto ritmi piuttosto serrati. Per la celebre ‘Mercé dilette amiche’ la si vede uscire da una vecchia Lancia Thema in abito rosso brillante, e correre avanti ed indietro per il palco mentre si trascina nel suo abito da cerimonia.

Arrigo è stato Michal Lehotský che non verrà certo ricordato per la sua esecuzione canora, ma purtroppo per le sue evidenti difficoltà di pronuncia relativamente alle consonanti fricative dentali, causa di un suono spesso fastidioso che rende anche le parole incomprensibili. Inoltre, non sempre l’emissione vocale è gestita agevolmente nell’ottava acuta. Ha comunque interpretato il suo personaggio con vigore ed impegno.

Successo pieno invece per il giovane Mansoo Kim nei panni di Monforte. Autoritario quanto basta ed incredibilmente espressivo (persino con la maschera indosso), la sua voce bruna corre ampia in sala con un volume tale che conquista, soprattutto dopo la splendida interpretazione di ‘Sì, m'abborriva ed a ragion!’ e l’impeto nel pronunciare le parole ’Mio figlio!’Veramente ben fatto!

Bellissimo è anche il colore profondamente basso della voce di Roberto Scandiuzzi, alias Giovanni da Procida. Perfettamente calato nel ruolo, ha dato corpo e volume ad un personaggio forte ed autoritario, pur mostrando qua e là un suono leggermente schiacciato nelle note di slancio.

Per il resto del cast registriamo il Vaudemont di Cristian Saitta, che carica molto il suo ruolo, il sire di Bethume del corposo e fiero Alessandro Busi,  il Danieli del corretto Oreste Cosimo, la discreta Ninetta di Elisa Barbero, il molto buono Costantino Finucci nei panni di Roberto, ed infine Jenis Ysmanov come Tebaldo e Riccardo Gatto come  Manfredo.

L’orchestra era diretta da un ispiratissimo e partecipe Stefano Ranzani, che ha gestito buca e palco senza mai far prevalere l’uno o l’altra, con giusto equilibrio, e richiamando all’ordine con gesti precisi laddove il ritmo ha rischiato di sfasarsi. Ben si è comportato il Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia di Martino Faggiani.
Molti gli applausi per gli interpreti al termine, con ovazioni per Kim, e qualche contestazione per Lehotský, nonché leggero dissenso per la regia dopo il primo blocco di due atti.
MTG

LA PRODUZIONE

Direttore                            Stefano Ranzani

Regia                                  Davide Livermore

Scene                                  Santi Centineo

Costumi                              Giusi Giustino

Luci                                    Vladi Spigarolo

Coreografie                        Luisa Baldinetti, Cristina Banchetti, Davide Livermore 

Maestro del coro               Martino Faggiani

GLI INTERPRETI

Guido di Monforte          Mansoo Kim
Il sire di Béthune            Alessandro Busi
Il conte Vaudemont        Cristian Saitta
Arrigo                               Michal Lehotský 
Giovanni da Procida       Roberto Scandiuzzi
La duchessa Elena          Sofia Soloviy
Ninetta sua cameriera    Elisa Barbero
Danieli                              Oreste Cosimo
Tebaldo                            Jenis Ysmanov
Roberto                            Costantino Finucci
Manfredo                         Riccardo Gatto

Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna
Coro Claudio Merulo di Reggio Emilia

Coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatri di Piacenza
Fondazione Teatro Comunale di Modena

Dall'allestimento del Teatro Regio di Torino, OLBE-ABAO Asociacion Bilbaina de Amigos de la Opera Bilbao, Teatro Nacional de Sao Carlos de Lisboa

Foto Ramella&Giannese