giovedì 31 gennaio 2013

DO RE MI…..PRESENTO – intervista a SIMONE PIAZZOLA


L’incontro di oggi mi porta quasi indietro nel tempo, a quando la vita era priva di certi fronzoli e si prestava cura alle cose essenziali e si dava moltissima importanza soprattutto alla famiglia ed al gusto di vivere le proprie passioni. Simone Piazzola è un giovanissimo baritono veronese non ancora trentenne, che vanta già una carriera decennale alle sue spalle, richiestissimo dai teatri di ogni dove, e che annovera al suo attivo interpretazioni intense ed acclamate in opere come Rigoletto, nel ruolo del titolo, Bohème, nei panni di Marcello, il conte di Luna nel Trovatore, Cecil in Maria Stuarda, Sharpless in Madama Butterfly, per citarne solo alcuni, ed è voce di riferimento per il ruolo di Germont in Traviata ormai da alcuni anni. Ha calcato le scene dell’Opera di Roma, del Teatro Pergolesi di Jesi, del teatro Filarmonico di Verona,  La Fenice di Venezia, il Teatro Nuovo di Spoleto, il Teatro Pavarotti di Modena, il San Carlo di Napoli e tanti altri ancora. Ha lavorato inoltre in diversi paesi europei, nonché in Cina e Giappone. Con incredibile simpatia risponde alle domande che gli porgo tra battute e racconti particolarissimi che fanno volare via il tempo gaiamente.



Descriva la sua voce a chi non la conosce e cosa secondo lei la distingue da quella degli altri suoi colleghi.
In realtà la mia risposta potrebbe sorprendere, poiché se dovessi dare una definizione della mia voce, scoprirebbe che la considero ‘brutta’! Poi però cerco di piegarla al servizio di ciò che devo eseguire, e sicuramente la sua tessitura propende maggiormente per i ruoli verdiani, che sento molto dentro le mie corde.

Come descriverebbe gli inizi della Sua carriera e cosa l’ha portata a intraprenderla?
Beh, ci sono stati una serie di episodi che hanno acceso la miccia in me e mi hanno indirizzato verso questo mestiere: a tre anni, per esempio, ero un autentico birbante e mia madre per farmi addormentare le provava tutte, finché capitò che per sbaglio una volta in tv ci fosse in onda una registrazione di un programma in cui Mario del Monaco eseguiva ‘Un amore così grande’, ed io mi tranquillizzai subito. Così fu chiaro a mia madre che era un tipo di musica che mi faceva star bene; da allora cominciò a farmi ascoltare tutti i dischi dei grandi dell’epoca, ma io stavo bene solo con la voce di Del Monaco. Poi un altro episodio più avanti mi convinse che quella era una strada che potevo intraprendere: avevo otto anni e mi trovavo ad un raduno estivo per ragazzini e ad una gara mi misi ad imitare Pavarotti per fare divertire i miei amici e vincere: tutti mi apprezzarono incitandomi ad intraprendere gli studi musicali. Infine, in seconda superiore, siccome invece di dedicarmi alle materie scolastiche passavo il tempo ad ascoltare i cd di musica classica e a studiare le opere, le cose non andavano decisamente bene per il mio rendimento da studente. Così mi resi conto che quella non poteva essere più soltanto una passione, e decisi di dedicarmi completamente allo studio di questa professione, mettendo in gioco il mio futuro, e per fortuna fino ad ora posso essere contento dei risultati ottenuti.


I ricordi più cari e i momenti che Le danno maggiore soddisfazione?
Devo ammettere che ho già tanti bei ricordi che mi riempiono di gioia: innanzitutto gli incontri importanti della mia vita: quello ad undici anni con la mia insegnante a cui devo tantissimo ed è una guida anche nella vita: Alda Borrelli Morgan, poi l’incontro col grandissimo Maestro Gianni Tangucci che è anche il mio mentore; per non parlare di quello con il mio agente che è anche mio grande amico e sarà il padrino del mio nascituro, Marco Impallomeni. Ovviamente nel mio cuore ci sono anche i debutti importanti che hanno avviato la mia carriera: a diciassette anni all’Opera di Roma, successivamente a Verona al Filarmonico per il ruolo di Germont in Traviata, in cui ricordo che mi hanno urlato ‘bis’ già a metà aria (un ricordo indelebile), e che da allora ho cantato già in settanta recite circa, cosa che mi inorgoglisce molto; il debutto in Lucia e Butterfly alla Fenice oltre a Traviata, ed anche il fortunatissimo  Rigoletto a Jesi che ha avuto grande successo di pubblico e critica. Poi il recente concerto col Maestro Riccardo Muti per il Senato, dove sono stato  anche apprezzato molto dal grande direttore, e la cosa mi rende molto felice. La lista sarebbe lunghissima..


Cosa avrebbe fatto se non avesse scelto questa carriera?
Ah il camionista! Avrei viaggiato tanto comunque! Da piccolo, quando non giocavo o non studiavo musica, andavo via con mio padre ed il suo camion e mi divertivo molto, quindi avrei intrapreso quella strada se non fosse andata bene col canto.

Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera?
Diciamo che purtroppo conta moltissimo. Certo se si posseggono delle doti notevoli si può riuscire in questo mestiere, ma per certi ruoli l’immagine è fondamentale e bisogna cercare di conformarsi a questa regola se si vuole interpretarli. Quindi viene richiesto spesso di stare attenti anche al proprio peso ed è capitato anche a me.
Come studia una partitura nuova?
Dico subito che i ritmi della mia vita mi impongono di interiorizzare le partiture in tempi strettissimi. Per cui comincio qualche mese prima soltanto ad immergermi nel nuovo personaggio. Innanzitutto leggo bene e studio la storia, perché altrimenti non posso interpretare bene la parte se non conosco tutti i dettagli delle vicende. Poi imparo le parole, il testo, cerco i giusti accenti, dove imprimere maggiore forza nel discorso, il fraseggio. Poi vado da una spartitista, Patrizia Quarta, che stimo molto, e cerco di trovare le sfumature adatte per caratterizzare il personaggio. Un esempio mirabile per me è Renato Bruson, un mito, immenso ed un grande esempio. Non cerco di imitarlo, ma è il mio riferimento. Poi ovviamente il personaggio cresce e migliora recita dopo recita.

Predilige i ruoli drammatici  oppure quelli per così dire più ‘leggeri’?
Io sono drammatico per natura: Verdi, il Donizetti serio, Bellini (spero di debuttare presto I Puritani). Ma Verdi è nel mio cuore e mi sento particolarmente votato ai suoi ruoli.
Come si concilia un mestiere “frenetico” come il Suo con la vita familiare/privata?
Beh si cerca di venirsi incontro. Purtroppo ho perso mia madre qualche anno fa e ho ormai rapporti principalmente solo con mio padre, per cui adesso quella di cui mi sento parte è la famiglia della mia compagna Jessica e quindi tempo fa mi ero trasferito in Sicilia per stare con lei. Ma è una regione un po’ scomoda per spostarsi e raggiungere facilmente i principali teatri d’Opera. Quindi di recente abbiamo scelto di trasferirci a Verona, che è sicuramente una base più funzionale. Inoltre facendo lo stesso mestiere ci capiamo e cerchiamo sempre di venire incontro alle rispettive esigenze e cerchiamo di vederci il più possibile, di raggiungerci appena uno dei due ha uno spazio di tempo disponibile. Poi adesso è in arrivo Diego e non vedo l’ora di prendermi cura anche di lui!


Il rapporto con le Regie d’Opera tradizionali e quelle moderne?
Non è questione di tradizione o moderna, ma di regie funzionali o che rispettino la partitura. Ho adorato lavorare in Traviata a Napoli con Ferzan Ozpetek: è stato fenomenale, e poi stimo molto Francesco Micheli, che ha delle idee straordinarie anche se le sue ambientazioni non sono ascrivibili ad un’epoca specifica, ma riesce ad immergerti completamente nello spirito dell’opera, come nella Bohéme che stiamo preparando a Venezia.

Il rapporto con i direttori d’orchestra?
In genere mi vogliono bene. Stimo moltissimo i maestri che dedicano tante prove a noi cantanti, quelli un po’ all’antica per così dire, che lavorano tanto sui personaggi, come il grande Daniele Callegari,  un uomo che ammiro e con cui ho lavorato meravigliosamente, così come Bruno Bartoletti, pietra miliare dell’opera lirica italiana con cui mi sono trovato benissimo, e Giampaolo Bisanti. Con quest’ultimo ho debuttato diversi ruoli con ottimo feeling e lo considero anche un grandissimo amico nella vita privata, oltre che un grande professionista, come anche il maestro Pietro Rizzo e Bruno Bartoletti del resto. Poi c’è Michele Mariotti, con cui ho lavorato ultimamente a Napoli e lo considero una grande persona ed artista, per non parlare del mitico Donato Renzetti. E non le dico col Maestro Riccardo Muti: è stata emozione pura, vederlo dirigere mi ha fatto venire da piangere, incredibile: era la mia luce!

Ha mai sofferto di invidia o è mai stato oggetto di invidie altrui?
Purtroppo c’è un sacco di invidia nel nostro mondo, ma credo sia normale in tutti gli ambienti; l’importante è non dare importanza alle voci ed andare avanti. Io non ne ho mai provata per nessuno, non ha senso per me.

Città del mondo preferita? Dove preferisce stare quando deve rilassarsi dopo tanto lavoro?
Direi che niente è paragonabile alla mia casa a Verona ed ora alla mia seconda casa: la Sicilia.

Dove si mangia meglio e/o peggio?
In Cina si mangia molto bene e si spende molto poco, così come in Spagna: adoro il prosciutto spagnolo. Mi piace molto anche il sushi, in Giappone si mangia benissimo!

Cibo preferito?
Quando sono a casa mia indubbiamente ‘bollito e  pearà’. Il pearà è una salsa tipica veneta assolutamente squisita che mi fa impazzare e si mette appunto sul bollito di carne, buonissimo!


Superstizioso?
No, non direi.

Il Suo rapporto con la spiritualità?
Lo sto recuperando pian piano grazie a Jessica.

I Suoi hobbies?
A dire il vero io amo cantare anche quando non lo faccio per lavoro oppure ascolto opere. Amo però anche moltissimo i film, ma non al cinema; mi piace guardarli a casa in home theatre. Un titolo che mi piace molto è ‘Il miglio verde’ per esempio, ed amo anche i film fantasy come ‘Il Signore degli anelli’ o anche ‘Ritorno al futuro’. E poi mi piace molto comunicare con i miei amici sui social network. Sono di recente diventato membro dell’Associazione Mario del Monaco di Modena, e mi piace molto passare il tempo ad organizzare gli eventi con il mio amico Renato Ghelfi Zoboli  tramite pc.

Ama più il giorno o la notte?
La notte: di notte posso fare tutte le cose che non riesco a fare di giorno: ascolto opere, mi metto al computer e cerco nuovi filmati di cantanti che mi piace sentire, oppure ne approfitto per contattare gli amici come detto prima, insomma faccio tante cose di notte.

I Suoi colleghi preferiti del passato e del presente?
Oltre a Renato Bruson che è il mio idolo, Cappuccilli per certe opere di Puccini. Ma mi piacciono molto le voci tenorili, Del Monaco su tutti. Stimo molto Gregory Kunde, lo trovo fantastico. Del resto mi considero una testa da tenore, non da baritono..

Cosa fa poco prima di salire sul palcoscenico?
Scaldo la voce al mattino e poi vado a teatro a scherzare con gli altri per allentare la tensione. Faccio finta di cantare le arie in lingue antiche inventando le parole. Poi in camerino provo la voce con delle piccole frasi, la mia preferita è ‘oimè, oimè’ camminando. Ma prima di andare in scena, faccio tre segni della croce e chiedo a mia madre di starmi vicino.

Come vive il rapporto con il pubblico?
Quanto amo il pubblico! Io starei le ore davanti al pubblico a prendermi i suoi applausi: mando baci, faccio il gesto di inviare loro il cuore, insomma sono un po’ teatrale in questo, amo troppo la gente che viene a sentirmi, la mia gioia.

Come vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?
Purtroppo stiamo subendo molto la crisi, ci sono dei teatri che pagano dopo anni e talvolta è davvero molto dura andare avanti. Per fortuna non è sempre così, ma si fa tanta fatica oggigiorno in Italia. Speriamo tanto che cambi qualcosa presto. Però io vado a cantare lo stesso sempre, perché è quello che mi rende felice, la cosa che mi piace fare aldilà del resto.

Cosa manca nella Sua vita oggi?
Mah, mi sa che ho provato tutto quello che volevo fare nella mia vita privata! Sul lavoro invece mi manca di cantare al Met di New York, alla Scala, al Covent Garden, al Regio di Torino, ma sono ottimista! C’è però una cosa che mi manca infinitamente e che non potrò mai più avere purtroppo: la presenza della mia amata madre, che mi manca sempre ogni giorno della mia vita.

Episodi buffi accaduti in scena?
Oh ce ne sono tantissimi, ma ricordo in particolar modo Traviata a Ravenna con Monica Tarone in una produzione della signora Muti. Ebbene i capelli della povera collega si erano impigliati nei bottoni della mia giacca e ho dovuto strapparglieli per non dover restare attaccati per tutto il resto dell’opera. Poverina, del resto capita sempre qualcosa quando cantiamo insieme!

I suoi prossimi impegni?
Innanzitutto il debutto nel ruolo di Ford in Falstaff, cosa che sognavo da tempo e che ora posso interpretare finalmente a Ravenna a novembre grazie alla straordinaria opportunità datami dalla signora Cristina Mazzavillani Muti, che non finirò mai di ringraziare per questo, una gioia immensa davvero. A luglio ed agosto ho Trovatore a Macerata, Traviata a Hong Kong, un gala verdiano a Piacenza di cui sarà fatta una registrazione in dvd, l’uscita del dvd del Don Carlo di questa stagione, ancora Traviata a Venezia e poi anche a Minorca. Tante belle cose insomma.

Tante belle cose come una persona di cuore e spontanea si merita. Si sente sempre dire che la carriera ed il successo spesso diano alla testa e facciano perdere di vista i veri valori della vita e l’affetto delle persone care. Fa piacere invece constatare che esistano ancora persone in grado di dare il giusto equilibrio alle cose e vivere semplicemente, come questo Artista straordinario che ho conosciuto un po’ meglio durante la nostra chiacchierata. Faccio tanti complimenti a questo giovane talento italiano, Simone Piazzola, che molti paesi ci invidiano, e ovviamente un grande in bocca al lupo per tutti i prossimi personaggi che porterà in scena come sa fare lui.
MTG