giovedì 6 settembre 2012

DO RE MI…..PRESENTO – intervista a DESIRÉE RANCATORE


‘Sono grata al pubblico che mi sostiene ogni giorno’.

Se la storia dell’Opera del nostro paese ha potuto da sempre annoverare grandi personaggi tra le cantanti liriche, un nome che sicuramente fulgido risplende oggi nel firmamento delle nostre stelle operistiche è quello dell’incredibile soprano Desirée Rancatore. Le acrobazie della sua voce fanno sognare gli appassionati melomani, ed i suoi innumerevoli successi sono ormai storici, difatti ha cantato nei più importanti teatri del Mondo.  Una persona che rispecchia a pieno la sua città d’origine, Palermo: solare, allegra, che ama stare con la gente e non si risparmia nell’arricchire le risposte con dovizie di particolari ed aneddoti simpatici. Un vero piacere ascoltarla, oltre che sul palco, anche nella vita di tutti i giorni.


Come descriveresti la tua voce a chi non la conosce? E’ difficile descrivere o spiegare una voce nella sua pienezza, potrei usare degli aggettivi come solare, luminosa, calda e.. alta! Proprio come il sole, che sta tanto in alto sopra di noi.

Come descriveresti gli inizi della tua carriera e cosa ti ha portato ad intraprenderla? Io nasco in una famiglia musicale, mio padre clarinettista al teatro Massimo di Palermo e mia madre corista. Inoltre mio padre è un vero melomane, quindi a casa sin da bambina era un continuo ascoltare opere o concerti, sicché ho iniziato ad appassionarmi a questo genere musicale. Ho cominciato a studiare  pianoforte e violino e poi a frequentare un corso complementare di canto corale, dove c’era la finalità di preparare la ‘Petite messe solennelle’ di Rossini per eseguirla in concerto. Mi sono letteralmente innamorata del canto, partecipavo al corso con entusiasmo, ero l’ultima ad andar via, cosa che invece non succedeva col violino, non era una cosa che faceva per me, mi era stato consigliato, ma sentivo che non era la mia vera passione. Così ho iniziato a torturare mia madre per studiare canto, visto che lei cantava, ma non aveva mai pensato che io potessi interessarmi allo studio di questa disciplina. A sedici anni ho cominciato i miei studi principalmente con lei come insegnante, e da lì a diciotto anni sono stata ascoltata dal tenore Luca Canonici, che era rimasto colpito perché, pur con la mia voce da diciottenne, eseguivo arie piuttosto difficili, come quelle da concerto di Mozart, con apparente facilità. Quindi ha fatto ascoltare una mia registrazione al suo agente, e gli sono piaciuta! Non ho firmato subito un contratto, perché non pensavo alla ‘carriera’, non consideravo l’idea di farne proprio un lavoro, mi piaceva cantare, tutto qua. Ma poi è arrivato il debutto a Salisburgo, grazie ad un concorso di canto che si teneva in Belgio, dove io ero l’unica rappresentante italiana, con in commissione l’attuale sovrintendente del Teatro Real di Madrid, Gerard Mortier, ma che allora era sovrintendente al Festival di Salisburgo. Mi chiese di cantare Barbarina nelle Nozze di Figaro al suddetto Festival, ed io ovviamente accettai, ma senza realizzare che grande opportunità mi si fosse presentata. Mi trovavo in mezzo a nomi illustrissimi come Ildebrando D’Arcangeli, Susan Graham, il direttore Edo De Wart, per citarne solo alcuni, senza quasi rendermene conto; per me era un divertimento e basta. 

Ci sono ricordi particolarmente cari di questi anni di carriera? Ne ho tanti, ma i ricordi particolarmente cari sono legati soprattutto al mio periodo di studi, quando andavo dalla mia insegnante di canto a Roma, Margaret Baker Genovesi. La mia prima insegnante è mia madre, ma per perfezionarmi andavo a Roma ed ero molto spensierata, mi divertivo proprio tanto. Poi naturalmente ci sono le prime conquiste, i contratti che arrivavano, le conferme, e che dire del mio debutto in Giappone, indimenticabile! 



Come vivi il rapporto con il pubblico? C’è chi mi ama e che mi odia, non si può piacere a tutti. Ho notato che non c’è una via di mezzo tra chi mi adora e chi mi odia proprio, forse perché ho una voce particolare che può essere compresa e quindi apprezzata, oppure non gradita affatto. Ma posso dire che le persone che mi amano lo fanno veramente col cuore e lo manifestano in ogni modo. Ho degli ammiratori che mi seguono anche in giro per il mondo, fino a Pechino o Los Angeles, e se non possono venire mi chiedono sempre come va, come sto, veramente meravigliosi. Dei fan veri e straordinari, a cui sono molto riconoscente, e che ringrazio giornalmente anche tramite il mio fan club su internet, a cui cerco di dedicare sempre qualche minuto del mio tempo, perché mi preme far sapere loro che ci tengo molto. Anche perché tutti noi siamo impegnati nelle nostre vite, e come loro trovano il tempo per esternarmi il loro affetto, anche io ho il piacere di fare altrettanto.

Cosa avresti fatto se non avessi scelto questa carriera? La stilista!! Era uno dei miei sogni fin da piccola, sarei andata a Firenze a fare l’Accademia Pitti dopo il corso a Palermo. Disegnavo modellini, bamboline, avevo anche un gioco per creare i vestiti, ma mi obbligava ad usare i modelli predisposti e non mi dava soddisfazione, allora piuttosto facevo i miei scarabocchi, ma erano creazioni tutte mie. Che divertimento! Oggi purtroppo la moda vuole osare un po’ troppo per i miei gusti, quindi non mi piace tutto; adoravo Versace, amo lo stile Valentino e il grande Sarli, un sarto eccezionale. Armani è un genio, ma io sono troppo eccentrica per le sue creazioni.

Quanto conta l’immagine oggi nel mondo del Teatro d’Opera? Tantissimo. In questi tempi poi è fondamentale. Uno si deve adattare, pur non essendo d’accordissimo. Bisogna considerare che ci troviamo in un’epoca di mass media in cui non trovi un brutto in tv neanche a pagarlo, ed anche il pubblico d’Opera è piuttosto esigente, del resto è difficile credere ad una Mimì malata che magari pesa duecento chili, o ad una Violetta voluta da tutti, ma che poi non sia anche graziosa veramente. Non dico che il pubblico voglia vedere delle modelle sul palco, assolutamente, ma almeno gente gradevole, che però abbia la voce ovviamente.

Come studi un personaggio da interpretare? Studiando giorno e notte. Quando ho debuttato in ‘Les Pêcheurs de perles’ a Salerno per esempio, ho studiato sette ore al giorno, perché quando decido di fare una cosa la porto a termine con decisione, e così è stato con quest’opera, poi a fianco del Maestro Daniel Oren e col mio carissimo amico Celso Albelo, un’emozione!

Con quali colleghi lavori particolarmente bene? Con Celso sicuramente, che è come un fratello per me, siamo cresciuti artisticamente insieme e con lui ho cantato di più finora, ma poi ce ne sono tanti altri e non vorrei dimenticare nessuno: da Francesco Meli a Francesco Demuro, Antonio Poli, José Bros, tutti veramente carini con me.





Come si concilia un mestiere “frenetico” come il tuo con la vita familiare e privata? Difficilissimo, certo gli amici di sempre ci sono, grazie anche alla tecnologia che ci permette di comunicare in tanti modi; sento la mia famiglia quasi ogni giorno, del resto mia madre è la mia insegnante, esigentissima tra l’altro, quindi ci sentiamo anche per lavoro. Comunque è davvero poco il tempo che ho a disposizione per la vita privata, questo mestiere ti toglie tanto.

Come è il tuo rapporto con i Direttori d’Orchestra? Beh sicuramente è un rapporto di confronto, di scambio di pareri. Certo quando lavori con dei grandi mostri sacri puoi solo imparare. Una grandissima esperienza è stata lavorare col Maestro Riccardo Muti, che mi ha insegnato moltissimo, e con cui ho eseguito tante volte lo Stabat Mater di Pergolesi, un concerto al Teatro degli Arcimboldi di Milano con un pezzo contemporaneo,  e naturalmente come dimenticare l’inaugurazione della riapertura della Scala nel 2004, con l’Europa Riconosciuta di Salieri. Esperienze indimenticabili!

Hai mai sofferto di invidia o sei mai stata oggetto di invidie altrui? Purtroppo sì, tantissimo. Ma mi piacerebbe mettermi a confronto con queste persone e spiegare loro che non c’è molto da invidiare, non c’è solo la parte patinata che vedono loro, la mia è una vita difficile, piena di sacrifici, e di tantissimo studio. Inizio alla mattina con gli esercizi, che vanno fatti tutti i giorni. Può capitare un giorno in cui mi riposi, oppure in vacanza, ma non più di cinque o sei giorni si fila, le corde vocali non possono stare ferme. Bisogna esercitare tutto: corde, diaframma, fonazione, maschera, tutto appunto. E bisogna stare attenti a non gridare mai. Inoltre bisogna cercare di stare bene fisicamente, e anche questo talvolta non viene considerato, non si accetta che un’ artista possa stare poco bene una serata, devi essere sempre al cento per cento.  Ma lungi da me lamentarmi, ci mancherebbe!

Quale è la tua città del mondo preferita e dove riesci a rilassarti? Relax è a casa mia sicuramente, la mia villetta fuori Palermo. Quello è il mio paradiso. Ma sono stata bene anche a Parigi, adoro Madrid, e Barcellona mi ha impressionata! Non c’è una città dove preferirei stare piuttosto che un’altra. Forse un po’ Madrid, avendo un compagno madrileno, mi viene più immaginabile. Ma mi sento cittadina del mondo: che vogliamo dire di Roma? A parte il caos e i problemi che può avere, cosa si può dire di una città così splendida?




Dove si mangia meglio o peggio secondo te? Beh diciamo intanto che mi piace molto mangiare! Ma lo posso fare gran poco perché ho un metabolismo che va come i criceti, allora sono quasi sempre a dieta. Però quando non lo sono adoro mangiare. Cucino le cose che mi piacciono ed infatti so fare soprattutto i primi, che amo davvero. La carbonara è fra i miei piatti preferiti, come anche la pasta con le vongole, le paste in generale come dicevo. Si mangia molto bene in Puglia, infatti quando ho lavorato là tra una prova e l’altra ho fatto man bassa di orecchiette; ma poi vogliamo parlare di Bologna e Parma? Quando hai mangiato un bel ragù sei a posto. Si mangia benissimo anche in Giappone: lì ti offrono solo cibo di qualità, e addirittura a Tokyo ho mangiato degli spaghetti al dente incredibili! Amo molto anche la cucina Indiana. Comunque in generale mi adatto al cibo della città in cui mi trovo. Poi dipende dai gusti.

Cosa fai nel tempo libero? Amo molto andare al cinema e prediligo soprattutto i thriller psicologici. Mi piace sempre cercare di scoprire chi è il colpevole. Il mio film preferito è Seven, ho anche tutte le serie di Criminal Minds e di CSI, ma amo anche i vari Grey’s Anatomy e simili. Ogni tanto disegno, e poi sono letteralmente malata di shopping! Amo comprare i vestiti, una volta compravo anche cose che non mi andavano, ma le acquistavo semplicemente perché mi piacevano. E la cosa bella è che spesso al mattino apro l’armadio ed esclamo la tipica frase: non ho niente da mettere!!

Quali sono i tuoi cantanti preferiti del passato e del presente? Posso dire di essere una callassiana convinta. Non ho mai cercato di imitarla ovviamente, non mi permetterei, lei era unica ed inimitabile. Ma la adoro letteralmente. Il primo ascolto della sua Traviata mi ha impressionata! Apprezzo anche la Tebaldi, la Moffo, la Sutherland, la Gruberova, le cantanti che ascoltavo grazie ai dischi in vinile di mio padre. Uno dei miei miti del presente è la Devia, magari arrivare a dove è arrivata lei con la sua freschezza. Poi Natalie Dessay, con cui sono cresciuta facendo i suoi secondi cast, è un’altra cantante che stimo molto e da cui ho imparato tanto, una persona eccezionale.

Quali ruoli prediligi? Sono certamente tre: Lucia, Elvira e Amina, uno di Donizetti e due di Bellini, che sin da subito ho percepito come miei, gli altri invece sono cresciuti con me man mano, come Gilda per esempio.

Cosa fai poco prima di salire sul palcoscenico? Dunque, io sono un’abitudinaria, faccio le mie cose di sempre: mi alzo verso le nove e mezza - dieci, inizio a studiare verso mezzogiorno e mezzo, poi mangio un piatto di pasta, non faccio pennichella per non addormentare la voce, mi risposo solo un po’ sul divano, mi concentro sul personaggio che devo interpretare e mi preparo psicologicamente, poi prego: ho particolare simpatia per la figura di Gesù a cui mi affido, e mi rivolgo anche alla mia amica Ambra che è morta anni fa ed è il mio angelo custode. Non ho riti scaramantici, a parte augurare a tutti ‘in bocca al lupo’ prima della recita. 




Come vedi questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica? La crisi è un po’ ovunque, da noi ci sono teatri che la affrontano meglio e chi purtroppo non ne ha la possibilità. La cultura in generale è in difficoltà nel nostro paese, ma si cerca di resistere con certe eccezioni che funzionano molto bene. Sicuramente si deve investire in cultura perché questa alimenta il cervello. Bisogna far crescere una generazione con un cervello diverso, cosa che solo la cultura in generale può fare.

Cosa manca nella tua vita oggi? Diciamo che è nell’essere umano non essere mai contenti di quello che si ha, di non vedere bene quello che si possiede e di pensare a ciò che potresti avere. Ma mi rendo conto di essere fortunata; vorrei delle cose che non ho, ma sono felicissima per quelle che possiedo adesso. Vorrei debuttare al Metropolitan di New York, è un sogno che non ho ancora realizzato per esempio. Anche debuttare Traviata è un altro obiettivo che mi pongo da raggiungere, ma quello arriverà presto spero.

Ricordi qualche episodio buffo che sia capitato in scena? Uno divertentissimo che mi viene in mente è sicuramente quello che è capitato al Covent Garden di Londra durante Falstaff:  un cast stellare per una produzione bellissima, molto fiabesca. Ma il suolo era difficile da calpestare, per cui  ad un certo punto la povera Bernadette Manca di Nissa è scivolata su una specie di erba finta ed è rimasta con le gambe all’aria, una calza in testa ed il cappello piegato all’indietro. Non sono riuscita a cantare nulla per cinque minuti dal ridere, e lei si è rialzata tranquillamente senza fare una piega ed ha continuato a cantare. Incredibile: un mito! Ho riso per giorni dopo. Un’altra volta invece a Zurigo in Rigoletto sono caduta di peso nella buca del suggeritore che non avevo visto, e questi è riuscito a tenermi su col piede mentre Leo Nucci mi tirava dall’altra parte. Dopo di questo abbiamo fatto pure il bis della ‘Vendetta’. Ne succedono di cose divertenti sul palco..

Qualcosa che vorresti dire a chi legge questa intervista? Sì, che sono una persona semplice, fondamentalmente buona, e forse non merito tutte le invidie che provano per me in tanti.

I tuoi prossimi impegni? Dopo Rigoletto alla Fenice, sarò a Parma sempre con Rigoletto, poi un concerto a Verona ad ottobre, a novembre a Parigi per la Fille du Régiment, a Pamplona con Lucia di Lammermoor con la regia del mio fidanzato, quindi un concerto a Carrara, uno a Dicembre a Roma, e poi con il nuovo anno si ricomincia con altre recite di Rigoletto, tra cui a Londra con la London Symphony e a Barcellona al Gran Teatre del Liceu, l’ Elisir d’Amore a Torino e tanti altri progetti ancora. Non mi posso proprio lamentare insomma!

E a conclusione della nostra amichevole conversazione, posso dire con gioia di essere rimasta veramente colpita dalla notevole personalità di questa artista straordinaria, che nonostante la fama e i successi internazionali, è rimasta una persona umile e disponibile. Col cuore colmo di ammirazione saluto Desirée Rancatore, che è stato un grande piacere ed un onore incontrare, e sono sicura che la sua carriera proseguirà sempre più brillantemente e all’insegna di grandissimi successi, perché li merita tutti, quale talento incredibile e persona straordinaria.
MTG.